Lanza Salvatore ✞ 15/12/1978

  • Data:
    15/12/1978
  • Età:
    21
  • Data di nascita:
    23/10/1957
  • Provincia di nascita:
    Catania
  • Luogo di nascita:
    Catania
  • Corpo:
    Corpo delle Guardie di P.S. (1944-1981)
  • Grado:
    Guardia
  • Reparto:
    Questura
  • Causa:
    Terrorismo ed eversione
  • Provincia:
    Torino

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Una risposta

  1. Gianmarco Calore ha detto:

    Riceviamo e pubblichiamo questa toccante testimonianza del sig. Benedetto Bongiovanni.

    Ringrazio chi avrà la pazienza di sopportare anche questo mio ricordo di una giovane Guardia di Pubblica Sicurezza.
    Spesso la vita si intreccia in mille modi con persone, fatti e situazioni, che viene spontaneo chiedersi se tutto sia solamente un caso, o sia piuttosto un disegno divino…
    Era il 1977 ed ero entrato nell’Arma dei Carabinieri a 18 anni appena compiuti, quale allievo sottufficiale, ero al primo anno del corso presso la Scuola Sottufficiali di Velletri.
    Erano i tempi, quelli, della libera uscita in divisa con gettone telefonico e carta igienica al seguito, e dell’assenza totale di acqua calda anche per la doccia, che eravamo costretti a fare con acqua ghiacciata anche d’inverno…
    Lì conobbi, quasi subito, un altro allievo, un carabiniere con già 4 anni di servizio, un paracadutista anche lui catanese, peraltro del mio stesso quartiere (Picanello), Pippo Borrelli.
    Facemmo subito amicizia e da lui ricevetti tantissimi consigli, utili per affrontare i primi tempi della difficile vita militare per chi, come me, aveva sempre vissuto in famiglia.
    Insieme facemmo i primi permessi per tornare a casa, il primo dopo ben 3 mesi di servizio.
    Si partiva il venerdi pomeriggio appena in tempo per andare a prendere il trenino da Velletri e poi quello Roma Catania, ammesso che si riuscisse a salire dal momento che erano vere e proprie tradotte militari, per arrivare a Catania alle 8 del sabato mattina e ripartire alle 12 della domenica.
    Un sabato, sarà stato febbraio o marzo del 1978, andai a trovare il mio collega a casa dove ne conobbi la famiglia, semplice ed umile come la mia e come la stragrande maggioranza delle famiglie dei carabinieri e poliziotti d’una volta. Entrando nel cortile dell’abitazione, sulla quale se ne affacciavano altre, mi venne incontro Pippo (che poi sarebbe stato anche il mio padrino di cresima) insieme ad un ragazzo che riconobbi subito perchè con lui giocavamo spesso al pallone insieme, per la strada…
    Si chiamava Salvatore Lanza.
    Abitava nella porta accanto al mio futuro padrino ed erano amici da quando erano nati. Salvatore si era arruolato in Polizia come Guardia di P.S. nel 1976, l’anno precedente al mio e prestava servizio a Torino, agli antipodi della nostra Catania. Era tornato a casa in licenza per qualche giorno.
    Trascorremmo tutta la mattinata a chiacchierare, a raccontare episodi di servizio (loro, io non avevo esperienza alcuna), barzellette ed a sfotterci.
    Rammento che lui si doleva del fatto che in Polizia non si poteva accedere direttamente alla Scuola Sottufficiali come invece era possibile nell’Arma, e tra le tante cose che ci ripromettemmo quel giorno, anche di festeggiare l’anno successivo la nostra (mia e di Pippo) promozione a vice brigadiere e magari che lui stesso potesse vincere il concorso per sottufficiale , che gli avrebbe forse consentito un ritorno in Sicilia.
    Non so come, si ricordava, forse esagerando, alcuni dei gol che mi aveva segnato quando giocavamo in “Piazza Scala” o davanti il Palazzo di Giustizia di Catania la domenica mattina.
    Poi lui (non lo sapevo nemmeno) si era arruolato in Polizia e ci eravamo persi di vista. Se non avessimo avuto un amico in comune probabilmente non ci saremmo neanche più incontrati.
    Ma proprio così voleva il destino, infatti non lo rividi più…
    Il 15 dicembre del 1978 ero componente della Guardia alla Scuola Sottufficiali di Firenze, dove stavo frequentando il 2° anno di corso. Ero di guardia alla garitta quando vidi con la coda dell’occhio Pippo che mi sembrò molto turbato. In quel momento pensai fosse successo qualcosa alla sua od alla mia famiglia e trascorsi l’ultima mezzora di guardia con il patema d’animo. Appena smontato, Pippo mi corse incontro piangendo.
    Gli avevano telefonato i suoi genitori avvertendolo che Salvatore Lanza era stato ucciso a Torino dalle Brigate Rosse, insieme ad un altro collega. Lo avevano compreso subito dalla disperazione dei genitori di Salvatore, che deve essere stata terribile, sin dal momento in cui avevano visto una pattuglia della Polizia bussare alla porta.
    Rimasi sconvolto! Iniziammo a singhiozzare insieme tanto che accorse l’ufficiale di picchetto per capire cosa fosse successo.
    Per tutto il giorno non ci furono altri aggiornamenti e solo in serata apprendemmo la dinamica attraverso il TG dell’epoca.
    Il ricordo degli ultimi momenti con Salvatore e tutte le cose che ci eravamo detti, mi hanno accompagnato per mesi e mesi.
    Al primo successivo permesso con Pippo andammo a trovare la famiglia, ma io non fui in grado di dire nulla se non con un abbraccio.
    Eravamo 3 giovani amici che il destino aveva fatto reincontrare casualmente.
    Vestivamo uniformi diverse ma i nostri sogni, le nostre illusioni e le nostre speranze erano uguali. E lo stesso destino ha voluto che uno di noi non ce la facesse.
    Sono passati 43 anni dalla scomparsa di Salvatore Lanza, unito nella tragedia al coetaneo e collega Salvatore Porceddu.
    Su quel pulmino Fiat 850 si fermarono i sogni, le prospettive e le illusioni di due ragazzi di appena 21 anni al servizio dello Stato, fieri della loro gioventù e ancor più fieri della propria uniforme…
    I loro nomi sono impressi a lettere di fuoco non solo negli annali della Polizia o nelle tristi statistiche delle Istituzioni.
    I loro nomi marchiano con lettere d’oro la memoria di chi li ha conosciuti…
    Ciao Salvatore…

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