UNA STORIA SBAGLIATA

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8 risposte

  1. RickyTo ha detto:

    Che storia dolorosa e dura….

    • Fabrizio Gregorutti ha detto:

      La ringrazio per il suo apprezzamento.

      Quella della guardia Ismaele è una delle storie più difficili che ci sia mai capitato di raccontare, sia per l’argomento (ancora oggi in un certo senso piuttosto scabroso) sia per il dolore e l’amarezza che provengono da questa vicenda tristissima, che mi hanno colpito e che proprio per questo meritava di essere narrata.

  2. tiziano ha detto:

    questo articolo dovrebbe riferirsi ad un episodio di cui da bambino avevo sentito parlare da mio padre che all’epoca dei fatti era al reparto celere di genova dove rimase dal 1951 al 1957 facendo base all’hotel miramare, ma che per me era sempre rimasto come incognita di cosa volesse dire “il fatto del finocchio” riferito ad un suo collega che aveva fatto na brutta fine e di cui parlava con mia madre o con qualcuno che era stato a genova con lui in quel periodo, ma che di certo davanti ad un bimbo all’epoca non ne parlava, il tabù era talmente grande che scoprii che parlava di un suo collega negli anni 80!!!!! ma oltre quello non si andava, credo che il solo pensare che qualcuno potesse venire a conoscenza che una persona che indossava la sua stessa divisa fosse omosessuale gli facesse tremare i polsi per assurdo parlava più apertamente di episodi ben più gravi di cui si era macchiato qualche suo collega tipo ne ricordo uno vagamente relativo a rapine alle corriere sulle alture genovesi in cui era od erano non ricordo bene (son passati un po di anni) coinvolti uno o più di uno suoi colleghi ……. Il fatto che un episodio così triste fosse etichettato come “quello del finocchio” stende un velo a mio parere ancora più di tristezza sulla faccenda….. mi chiedo siamo sicuri che abbia veramente fatto la fine peggiore venendo ucciso così brutalmente? Se fosse stato scoperto quante volte lo avrebbero ucciso? familiari, colleghi il moralismo dell’epoca che comprensione gli avrebbero dimostrato?

    • Fabrizio Gregorutti ha detto:

      Grazie per il suo ricordo, che conferma alcune delle ipotesi che mi ero fatto all’epoca dell’articolo. Già adesso non credo che sia facile per un poliziotto gay venire allo scoperto o, come si dice ora “fare coming out”, soprattutto in provincia.

      Non oso quindi nemmeno pensare che cosa dovesse essere negli anni ’50, ovvero all’epoca in cui la polvere veniva nascosta sotto al tappeto.

      Non credo che vi sarebbe stata per “Ismaele” alcuna comprensione e temo che sarebbe stato costretto ad andarsene, forse anche in modo brutale, con un provvedimento disciplinare con il quale sarebbe stato accusato di avere messo in imbarazzo il Corpo e buttato di conseguenza sulla strada, probabilmente senza nemmeno i proverbiali quattro soldi in tasca.

      Del resto quella era l’epoca in cui Pasolini fu buttato fuori dal PCI per un caso del genere. Uomini che non dovevano esistere, insomma.

  3. tiziano ha detto:

    il moralismo e il nascondere lo sporco sotto il tappeto imperò per anni anche dopo o meglio come lo definivano molti ..il lavare i panni in casa …. pensi che ricordo perfettamente a fine anni 60 forse primissimi 70 un ragazzo in divisa in piedi vicino al letto di mio padre (una delle rare volte che si sentì male) che gli chiedeva aiuto per non esser buttato fuori perchè scoperto a frequentare una prostituta….. ricordo come ora le parole….. puoi andare a letto con chi vuoi l’importante che non ti ci fai trovare….. (non so come andò a finire la storia dal punto di vista disciplinare però la temuta espulsione non ci fu)

    • Gianmarco Calore ha detto:

      Proprio in questi giorni ho terminato di leggere il regolamento del Corpo delle Guardie di P.S. nei due aggiornamenti del 1949 (che noverava quello del 1944) e del 1952 (che noverava invece quello del 1949, discostandosene tuttavia di pochissimo). Un’ulteriore raccolta di circolari ministeriali del biennio 1951-1953 completa una panoramica che, con gli occhi di oggi, sarebbe da definire borbonica. Oltre al fatto di avere scoperto che, per gli Ufficiali del Corpo, tra le pene disciplinari detentive era rimasta in auge addirittura la detenzione “in fortezza” (sic!), c’è da rimanere sbalorditi di fronte alle restrizioni alla vita privata che una semplice guardia era costretta a sopportare. E’ vero, erano altri tempi e molto spesso chi si arruolava proveniva da realtà sociali definibili eufemisticamente disagiate. Ancora di più suona stridulo quello che qualcuno ha definito il “doppio moralismo di quell’epoca”: fai, ma non far sapere che fai…. La pederastia – come evidenziato nell’articolo – era causa di espulsione dal Corpo e lo fu fino alla legge di riforma. L’episodio citato da Tiziano fa capire l’ottusità tipica di un militarismo esasperato: fino al 1958 una guardia poteva frequentare prostitute; dall’anno dopo per lo stesso motivo poteva essere espulsa dal Corpo…. Personalmente, più leggo di questi episodi e più mi convinco che sia stata proprio quell’ottusità ad avere gettato il seme della smilitarizzazione.

  4. tiziano ha detto:

    le restrizioni non erano solo per gli appartenenti, ma pure per le famiglie…..di certo mia madre non avrebbe potuto andare a lavorare in una ditta di pulizia (all’epoca chiamate lavascale) in quanto poco “dignitoso” per la moglie di un poliziotto, lavascale e prostituta erano viste alla stessa stregua, naturalemtne era meglio soffocarsi di cambiali piuttosto di mandare la moglie a lavorare …. ma se non onoravano una cambiale eran dolori e lì partivano trasferimenti, punizioni ect ect….. oppure rinunciare alla macchina, alla televisione, alla lavatrice vivere da “poveri” tra le 4 mura di casa ma sempre perfetti ed impeccabili fuori… non parliamo poi delle frequentazione di compagni di scuola…. negli anni 60 (ed immagino che negli anni 50 fosse ancora peggio) era impossibile per me stringere un’amicizia che andasse oltre il tempo scolastico con bambini che avevano i genitori con qualche problemino, con bambini che avessero i genitori comunisti ect ect…. il leif motiv era che figura mi fai fare se scoprono che frequenti ics ….. come in una casta ci si ritrovava a frequentare solo persone dell’ambiente, o quello o il niente specie per chi nella città dove viveva non aveva nessuno a livello di parenti ……

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