IL GIORNO DEI MORTI (una No Tav tedesca, 1981-1987)
2 Novembre 1981 – 2 Novembre 1987
il Polizeihauptkommissar Klaus Eichofer
Il Polizeimeister Thorsten Schwalm
Tutto inizia negli anni ’60 quando le autorità tedesche occidentali decidono di allargare l’aeroporto internazionale di Francoforte Rhein-Main, destinato a diventare uno dei principali scali europei. Si sceglie di costruire un nuovo terminal e una grande pista d’atterraggio, la cosiddetta Startbahn 18 West (Pista 18 Ovest), una striscia di asfalto lunga quattro chilometri, destinata ad accogliere il traffico aereo sempre più in crescita.
C’è però un problema molto serio. L’aeroporto è bloccato tra due autostrade e da una base della NATO. L’unico sviluppo possibile è verso un’antica foresta, uno degli ultimi polmoni verdi rimasto a Francoforte. Il progetto viene comunque approvato dal parlamento dell’Assia (lo Stato dove si trova Francoforte) e in seguito dal governo federale.
Le polemiche iniziano quasi subito, ma nei primi anni si limitano a denunce e ricorsi presso i tribunali statali e federali. Solo alla fine degli anni’70 iniziano le manifestazioni, per ora ancora pacifiche e che vedono contrapporsi presto due gruppi: le divise verdi dei poliziotti dei Reparti antisommossa della Polizia dell’Assia, i BePos (Bereitschaftpolizei Abteilungen) e il variopinto e composito fronte dell’opposizione alla costruzione della pista ed ai quali si uniscono i movimenti pacifisti, timorosi dell’ ipotetico uso bellico che la NATO potrebbe fare della Startbahn West. I manifestanti costruiscono un villaggio di baracche e tende nella zona destinata alla costruzione della Pista dove conducono la loro battaglia, fatta di dibattiti, cortei e folklore, mentre gli agenti si limitano ad una blanda sorveglianza.
La “pace” termina nel 1980, con il respingimento degli ultimi ricorsi in tribunale.
Le ruspe entrano in azione vanamente contrastate dagli oppositori, ai quali si sono uniti dei gruppi di estremisti provenienti da tutta la Repubblica Federale, i “Chaoten” che oggi chiameremmo Black Bloc. Forse però c’è ancora spazio per una trattativa, ma tutto precipita nel maggio 1981 quando il ministro dell’economia dell’Assia, principale promotore politico della Pista Ovest, viene ucciso in un attentato tuttora misterioso, rivendicato da un gruppo terrorista, il Movimento 2 Giugno, estraneo sinora alla lotta contro la Startbahn.
Nulla è più come prima. Nonostante oltre 200.000 abitanti dell’Assia firmino una petizione contro l’allargamento della pista, la soluzione politica non è più proponibile. Nell’autunno del 1981 le autorità decidono lo sgombero del villaggio di capanne nella foresta.
Il 2 novembre (attenzione a questa data) centinaia di agenti dei BePos entrano nel villaggio, battendosi duramente con gli oppositori ma soprattutto con i Chaoten, i quali sono intervenuti nella protesta non perché gliene freghi qualcosa della Startbahn, ma per scatenare la guerra allo Stato. Ed è proprio guerra quella che avviene nella foresta ai margini dell’aeroporto.
Nella furibonda lotta vengono esplosi centinaia di lacrimogeni, volano botte terribili da entrambe le parti, decine di uomini in divisa verde e casco bianco, oppositori e giornalisti vengono feriti e le camere di sicurezza degli uffici di polizia della zona iniziano ad essere affollate dagli arrestati.
Gli scontri del Giorno dei Morti del 1981 sono lo spartiacque di questa storia, che si trasforma nel più serio problema di ordine pubblico in Germania dal 1945.
Per i successivi sei anni le manifestazioni continuano costringendo le autorità ad inviare a Francoforte migliaia di agenti dei BePos in servizio di ordine pubblico.
A volte va bene e tutto si conclude senza problemi. In altre circostanze i manifestanti tentano di abbattere il muro che protegge la Startbahn o di entrare sulle piste costringendo i BePos ad intervenire e la lotta è brutale, con decine di feriti da entrambe le parti.
Per la prima volta dagli anni ’60 gli agenti dei BePos si trovano di fronte ad una contestazione violentissima e ben organizzata, quasi a livello militare. I BPA invece devono lottare con metodi forse adatti per le strade delle città, ma che qui, nei prati e nei boschi che circondano le piste di decollo, sono antiquati e assolutamente non validi.
Il settimanale “Der Spiegel” del 16 Novembre 1987 racconta che i poliziotti vengono gettati allo sbaraglio venendo costretti a marciare “ in formazione come al tempo di Federico il Grande” (come dice irato al cronista un agente dei BePos) ed a battersi nei boschi che circondano l’aeroporto contro gli estremisti i quali, a differenza dei poliziotti, hanno studiato bene il terreno e ne approfittano per attirare il “nemico” nel folto della foresta, dove gli agenti, riconoscibilissimi per i loro caschi bianchi e impacciati dai pesanti stivali sono quasi sempre in svantaggio, esponendosi al violento contrattacco degli estremisti o a umilianti sconfitte. Come in un disastroso giorno del 1986 quando ben sette agenti, inseguendo i dimostranti nel fitto bosco, restano feriti più o meno seriamente inciampando nelle radici degli alberi o finendo a bagno negli stagni della foresta.
La condizione degli agenti mobilitati a Francoforte è dura. Oltre alla pesantezza del servizio e agli orari impossibili i poliziotti sono precariamente alloggiati negli hangar dell’aeroporto, dove sono state sistemate delle brandine da campo sulle quali cercano di riposare durante le pause del servizio. Quanto al vitto si devono accontentare dei cosiddetti “generi di conforto”, spesso mangiati in fretta, seduti sulla terra nuda di qualche radura nel bosco, con gli scudi a portata di mano, pronti ad essere afferrati in caso di emergenza.
C’è una fotografia emblematica delle condizioni di quei ragazzi, che campeggia sulla copertina della rivista ufficiale della Polizia dell’Assia del dicembre 1981. Nella foto vi sono una ventina di poliziotti, quasi tutti giovani e giovanissimi, riuniti intorno ad un fuoco nei boschi intorno all’aeroporto. Qualcuno indossa il cappello d’ordinanza, forse imposto dall’”ufficialità” dell’immagine. Un agente in primo piano stringe una tazza di caffè, altri fissano le fiamme quasi ipnotizzati da esse. Nessuno sorride, non c’è il sollievo di chi è smontato dal servizio senza essersi fatto un graffio. Sono tutti troppo esausti e infreddoliti per esprimere un qualsiasi sentimento umano. Dubito davvero che i vertici della Polizia dell’Assia siano rimasti soddisfatti da quella copertina.
In quella foto non c’è il futuro PM (Polizeimeister) Thorsten Schwalm, che nel 1981 ha 17 anni e forse non pensa ancora a diventare un poliziotto. Non c’è nemmeno il PHK (Polizeihauptkommissar) Klaus Eichhofer, 38 anni e padre di tre figli, uno dei comandanti del IV BPA della città di Hanau, il quale ha delle cose più serie da fare, come organizzare il servizio per il giorno successivo, ricevere gli ordini dei propri superiori e discutere di eventuali novità emerse dai rapporti degli investigatori della polizia di Francoforte, impartire i propri ordini ai suoi collaboratori e incontrarsi con i leader più responsabili della protesta, interessati allo svolgimento pacifico del corteo, perché Klaus, secondo quanto racconta chi lo ha conosciuto bene, è un poliziotto che privilegia il dialogo all’uso della forza, tutto il contrario dello stereotipo del malvagio sbirro “tetesco”.
Nel 1984 la Pista Ovest viene aperta al traffico. Termina la cosiddetta “fase calda” della protesta, anche se i cortei continuano, sia pure in tono minore. Continua pure il servizio dei BePos. Tra gli agenti in divisa verde e casco bianco ora c’è il Polizeimeister (un grado paragonabile a quello di un viceispettore italiano) Thorsten Schwalm, arruolatosi in quell’anno e che, dopo essere stato assegnato al III BPA della città di Mühlheim è stato gettato nel calderone della Pista Ovest.
Nel 1987 con l’approssimarsi del sesto anniversario dello sgombero del villaggio di capanne, la Polizia di Francoforte inizia a preoccuparsi. Ci sono segnali che rivelano che la frangia peggiore degli estremisti sta preparando qualcosa di brutto contro le forze dell’ordine. L’informazione viene passata ai BePos sul campo, i quali pensano a “normali” attacchi, a lanci di pietre e di molotov, ad agguati ad agenti rimasti isolati.
Purtroppo non sarà così.
Gli investigatori lavorano per giorni allo scopo di evitare problemi. Vengono prese le targhe dei vari dimostranti di altre città che visitano gli accampamenti degli oppositori nei boschi, vengono effettuate perquisizioni alla ricerca delle molotov. Tutto negativo.
L’inizio della manifestazione è fissata per la sera del 2 novembre nella sala convegni di un piccolo albergo della zona dove è prevista la presenza di alcune centinaia di persone, per la maggior parte provenienti dai piccoli accampamenti nella foresta.
Al termine dell’incontro presso l’albergo i manifestanti ritornano verso l’aeroporto iniziando un nuovo corteo che sfila accanto al muro di protezione della Startbahn. Arrivati a poche decine di metri dalla pista, nei pressi dell’unico varco del muro, alcuni manifestanti edificano una barricata fatta con pneumatici e balle di fieno alla quale danno fuoco.
Contemporaneamente molotov e pietre iniziano a essere scagliate contro i poliziotti al di là del muro di cinta, i quali vengono anche bersagliati dalle biglie d’acciaio scagliate dalle fionde di alcuni contestatori. I poliziotti rispondono con gli idranti e il lancio di lacrimogeni.
Poi, dopo circa mezz’ora dall’inizio degli scontri gli agenti escono dal recinto dell’aeroporto per caricare gli estremisti. Entrano quindi nel prato e qui, alla luce delle barricate in fiamme sono dei perfetti bersagli, con i loro caschi bianchi d’ordinanza.
Ed è a questo punto che alcuni Chaoten appostati nel bosco urlano agli altri estremisti “Non avvicinatevi!” e subito dopo un ordine terribile ”Scharfschützen, Feuer!”…tiratori scelti, fuoco!
Forse Klaus, che sta guidando i suoi uomini alla carica, riesce ad udire il grido. Forse ci riesce anche Thorsten, ma è tutto inutile. Non hanno scampo. Dal bosco uno (o forse più. Non si è mai saputo con certezza) dei Chaoten vuota quasi l’ intero caricatore di una pistola contro i poliziotti. Non è un agguato, ma un’esecuzione.
Il sottufficiale che in quel momento sta correndo al fianco di Eichhofer vede il proprio comandante crollare a terra, fra l’erba alta. Non ha udito i primi spari, coperti dal crepitare delle fiamme delle barricate, dalle grida e dall’esplosione delle molotov. Quando il funzionario cade a terra , il sottufficiale pensa che sia stato colpito da un malore. E’ solo quando si china su di lui gridando “Herr Kommissar!“ che il sottufficiale si accorge della macchia scura che si sta allargando dal plesso solare del funzionario morente, gli occhi spalancati per lo shock della terribile ferita.
Anche un altro sottufficiale vede Klaus cadere al suolo, con il volto “bianco come il gesso“ (come scriverà lo “Spiegel“ del 9 novembre) ma, prima di udire gli spari pensa che sia stato colpito da una biglia d’acciaio.
In seguito verrà accertato che il Polizeihauptkommissar Klaus Eichhofer è stato colpito da un unico proiettile, esploso dalla distanza di 516 metri. Il Polizeimeister Thorsten Schwalm invece è più vicino allo sparatore: 83 metri. Forse è riuscito addirittura a vedere le fiammate della pistola, prima di ricevere una pallottola nell’addome.
I dimostranti si danno alla fuga. Forse (…forse…) sono rimasti sorpresi dall’accaduto. Scappano anche gli assassini.
I BePos soccorrono i feriti. Oltre a Klaus e Thorsten sono stati colpiti altri nove poliziotti, uno dei quali è stato ferito ad un polmone ed ora versa in condizioni disperate. Non è stato un agguato, ma una strage programmata con freddezza.
I feriti vengono trasportati in ospedale, dove Klaus Eichhofer e Thorsten Schwalm muoiono poco dopo il loro arrivo mentre il terzo agente gravemente ferito viene salvato dopo una difficile operazione chirurgica. Quello che è peggio, e che emergerà solo al processo, è che forse Thorsten avrebbe potuto farcela, se solo l’elicottero più vicino e che avrebbe potuto trasportarlo in ospedale, avesse ricevuto in tempo il permesso per il volo notturno.
Scatta la caccia agli assassini. Nella mattinata successiva il cerchio si restringe ad un gruppo di Chaoten. Gli agenti della Polizia di Francoforte arrestano uno dei capi ed in suo possesso trovano l’arma del delitto: è una pistola SIG Sauer P-225 calibro 9 rapinata un anno prima ad un agente di Polizia, aggredito e picchiato durante alcuni scontri.
Nel frattempo la Germania Occidentale è sotto shock. Il Paese ha subito altre vittime durante le manifestazioni di piazza dopo il 1945, ma sono state meno di una decina (certo atroce, ma nulla di paragonabile al numero di morti dello stesso periodo in Italia). Niente l’ha preparata per i fatti della Startbahn. Per risalire poi all’ultimo poliziotto tedesco ucciso in servizio di ordine pubblico durante un governo democratico si deve tornare indietro nel tempo, agli ultimi caotici giorni della Repubblica di Weimar di quasi sessant’anni prima.
Gli agenti sono indignati, sconvolti e furiosi. Il discorso del ministro dell’interno dell’Assia, che li chiama “Lieben Kollegen!” ”Cari colleghi!” viene accolto nel gelo dai poliziotti che lo ascoltano. Gli agenti dell’Assia sono stanchi di essere bersagli ed esasperati dallo stillicidio di scontri all’aeroporto e lo dicono nel corso di manifestazioni e cortei. Oggi qualche sindacato italiano mette in piazza sagome di cartone rappresentanti un agente con un pugnale conficcato alla schiena, ma si tratta di manifestazioni per lo stipendio. I poliziotti tedeschi del 1987 scendono in piazza con dei bersagli di carta attaccati alla loro schiena, perché è quello che sanno di essere, perché è quello che la politica li ha fatti diventare, mandandoli allo sbaraglio sulla Pista Ovest.
Ma anche il movimento d’opposizione subisce un colpo fatale sulla Pista Ovest. La strage ne allontana i veri democratici ed i veri pacifisti sconvolti dal massacro e delusi dal fallimento della protesta, già evidente prima del Giorno dei Morti del 1987. Ancora adesso, a distanza di quasi trent’anni, i superstiti dell’opposizione, pur esprimendo il loro dolore per la morte di Klaus e Thorsten, si interrogano sui perché di quella strage che ha distrutto una iniziativa popolare non priva di alti valori etici e morali e si chiedono se il responsabile di quell’ orrore non fosse per caso un agente provocatore, un infiltrato di chissà chi.
Forse la migliore risposta alla loro domanda la diedero pochi giorni dopo la strage alcuni studenti anarchici dell’università di Francoforte i quali inneggiarono all’assassino berciando “Libertà per Andy!” o gli altri fanatici che appena una settimana dopo, durante una manifestazione contro una centrale nucleare in Baviera scandirono “SIG-Sauer! unser Power!” “SIG-Sauer! Il nostro potere!”.
Già, SIG-Sauer, l’arma impugnata dall’assassino. Se non è una rivendicazione questa….
L’assassino. Mi piacerebbe dire che è stato condannato all’ergastolo e che sta scontando ancora la sua pena.
No, non è così.
Il Tribunale (non succede solo in Italia) non riconobbe l’aggravante del terrorismo per l’assassino di Klaus e Thorsten e incredibilmente lo condannò ad appena 15 anni di carcere che non scontò nemmeno del tutto, dato che uscì di galera una settimana prima del decimo anniversario del massacro.
Sul luogo dove caddero Klaus Eichhofer e Thorsten Schwalm venne posto un piccolo monumento funebre per ricordarli.
E’ un tumulo di pietre, come quelli che nell’antichità segnalavano le tombe dei guerrieri e sul quale sono state poste due semplici lapidi e sul quale i loro familiari, i loro colleghi ed i concittadini portano un fiore in loro omaggio.
Mi piace pensare di averlo fatto anch’io, oggi.
Fonte: La letteratura sugli eventi della Startbahn 18 West è sterminata, Per la costruzione di questo articolo ci si è basati sulle edizioni (disponibili online) del settimanale tedesco „der Spiegel“ successive alla tragedia (importantissima quella del 9 novembre 1987) , sulle edizioni online della Frankfurter Rundschau (11 marzo 2009), della Frankfurter Allgemeine Zeitung del 2 Novembre 2007, del Tageszeitung del 1.11.1997, sulla pagina online dei sindacati di polizia tedeschi GDP, http://www.gdp.de/gdp/gdphe.nsf/id/2007_11_Gedenken, e Corsipo http://www.corsipo.de/Eichhoefer.htm, sito tedesco ODMP INFO . si ringrazia Carla C. per la cortese traduzione dalla lingua tedesca. Notizie in lingua italiana sulle vicende della Startbahn West possono essere ricavate dalla lettura deglia rchivi storici della Stampa e della Repubblica.
Le foto sono tratte da WWW.CORSIPO.DE
Per la redazione Cadutipolizia: Fabrizio Gregorutti