LA VALLE OSCURA (l’agente Danilo Cencini e la stragi di Civitella e San Pancrazio di Bucine- 29 Giugno 1944)
E’ una storia dell’orrore.
E’ la storia dell’agente Danilo Cencini.
E’ la storia spaventosa delle stragi di Civitella in Val di Chiana e San Pancrazio di Bucine.
Nel 1944 l’agente di Polizia Danilo Cencini ha 22 anni.
Durante il conflitto ha prestato servizio a Roma. E’ un buon poliziotto. Ha partecipato ai soccorsi delle vittime degli spaventosi bombardamenti dell’estate 1943 poi, dopo l’ 8 Settembre, è rimasto al proprio posto. Normali e noiosi servizi ai posti di blocco ma anche la lotta ai borsaneristi ed ai piccoli criminali, i soccorsi alle vittime delle incursioni aeree cheprovocano centinaia di vittime … ha assistito alla vergogna del rastrellamento del ghetto di Roma, alle quali le Forze di Polizia non sono state “invitate” a partecipare dalla Gestapo, che le considera “infide”. Forse la vergogna di quel giorno d’ottobre del 1943 e gli occhi attoniti dei bambini nei carri bestiame lo hanno costretto a riflettere su se stesso e sulla vita del poliziotto al servizio della Repubblica Sociale.
Poi, nel gennaio 1944, gli Alleati sbarcano ad Anzio, alle porte di Roma.
L’ex Capitale del Regno d’Italia è prossima a cadere nelle mani degli Alleati e le autorità della RSI cercano di trasferire al Nord i dipendenti statali di provata fede e, paradossalmente anche quelli inaffidabili, su cui gli anglo-americani potrebbero fare affidamento al momento della loro occupazione. L’agente Danilo Cencini viene trasferito a Gorizia, in quel momento uno dei principali centri della guerra partigiana, con i guerriglieri jugoslavi che premono per conquistare la città, che è stata virtualmente annessa al III Reich, e dove la RSI non conta nulla.
Danilo a Gorizia non arriverà mai. Come tanti militari e civili di allora decide di non obbedire alla Repubblica Sociale ma nemmeno di schierarsi con la Resistenza e sceglie di trovare un luogo tranquillo dove aspettare la fine del conflitto. Il luogo tranquillo esiste…è San Pancrazio, una frazione del comune di Bucine, in provincia di Arezzo, nella Val di Chiana. Qui abita la nonna paterna e a casa sua potrà aspettare con calma lo scorrere degli eventi…qui potrà sopravvivere.
Ma in Val di Chiana arriva la divisione paracadutisti corazzati “Hermann Goering”.
La “Goering” è un’unità d’ elite della Luftwaffe. Ha combattuto con valore in Africa del Nord, in Sicilia e in Italia Meridionale. I suoi soldati sono duri e coraggiosi, dei veri e propri mastini della guerra. Sono stati loro a salvare le forze dell’Asse dalla catastrofe in Sicilia nell’estate del 1943, riuscendo a rallentare l’avanzata Alleata ed a permettere il ripiegamento di migliaia di soldati italo-tedeschi oltre lo Stretto di Messina.
Sono stati i mastini della “Hermann Goering” ad opporsi con eroismo alle truppe anglo americane a Salerno, sulla Linea Gustav, ad Anzio e Cassino.
Sarebbero soldati del cui valore ogni Nazione potrebbe essere giustamente orgogliosa, se ogni loro passo in Italia non fosse macchiato dalla vergogna dei crimini di guerra.
Il primo avviene tra l’ 11 ed il 13 Agosto 1943 a Castiglione di Sicilia in provincia di Catania, quando i soldati della “Goering” massacrano 16 civili e ne feriscono altri 20 prima di saccheggiare il paese e bruciarne le case. Non si sapranno mai i motivi di questa strage (per la quale nessuno ha mai pagato), avvenuta in un momento in cui Italia e Germania sono ancora alleate, ma che fa piazza pulita delle perverse e ignobili tesi sostenute da coloro che ancora oggi, contro ogni evidenza storica, sostengono la legittimità delle rappresaglie tedesche.
Ma il massacro prosegue. E’ come se ogni atto di valore compiuto dall’unità dovesse essere coscientemente disonorato dai suoi stessi soldati. E’ una scia di sangue innocente che percorre l’intera Italia Centro Meridionale: un itinerario di orrore.
Dopo il mattatoio di Cassino la “Goering” ha partecipato alla ritirata verso il Nord, verso quella che diventerà la Linea Gotica, battendosi quasi metro per metro contro gli Alleati ed i partigiani.
Sono questi ultimi i nemici che la mentalità militare tedesca non riesce a comprendere, non potendo accettare l’esistenza di civili che prendono le armi per difendersi dall’invasore. Non è una cosa inventata da Hitler: già nell’agosto del 1914 vi sono stati centinaia di civili belgi sterminati dall’esercito del Kaiser Guglielmo, solo perché in alcune case sono stati rinvenuti dei vecchi schioppi da caccia. Le armate di Hitler applicano quest’ antica mentalità su vasta scala, assassinando centinaia di migliaia di civili in tutta Europa soltanto perché nei pressi di un certo villaggio sono stati uccisi o feriti uno o più soldati tedeschi oppure soltanto perché gli abitanti di un determinato paese sono sospettati di fornire appoggio alla Resistenza.
Paracadutisti della “Goering” in marcia, sul fronte di Anzio, inverno 1944
(foto Bundesarchiv)
La “ Hermann Goering” è una zelante esecutrice di queste rappresaglie, ma alcuni tra i suoi soldati non riescono ad accettare lo sterminio dei civili. Anche se odiano i partigiani, i “banditen”, nessuno può uccidere un bambino e riuscire a conservare la propria umanità.
Fino a quel 29 Giugno a Civitella in Val di Chiana.
L’innesco della tragedia avviene il 18 Giugno nel circolo ricreativo di Civitella in Val di Chiana, dove quattro soldati della “Goering” in libera uscita si sono fermati a bere un bicchiere di vino. Nel locale entrano alcuni partigiani di una formazione locale e ne scaturisce una sparatoria che costa la vita a due soldati tedeschi (un terzo morirà nei giorni successivi).
A Civitella e nei paesi vicini gli abitanti si nascondono nelle campagne per sfuggire l’inevitabile rappresaglia tedesca e in molti non vi fanno ritorno per giorni tanto che, quando gli ufficiali della “Goering” entrano a Civitella, trovano il paese quasi deserto.
Gli ufficiali rassicurano il podestà ed il parroco. I paesani tornino pure alle loro case. I soldati tedeschi si sono scontrati con i “banditen” e li hanno sbaragliati quindi, visto che questi sono stati duramente puniti, non c’è bisogno di punire i bravi cittadini di Civitella e dei paesi vicini.
Gli abitanti quindi ritornano a casa, ai loro campi, alle loro botteghe, alla loro vita. Anche questa è passata, pensano tutti. Lo pensa certo anche Danilo, mentre insieme al fratello Fulgerio si guadagna da vivere lavorando in campagna.
Invece no.
Le rassicurazioni degli ufficiali tedeschi in realtà sono una trappola. Civitella e i vicini paesi di San Pancrazio di Bucine e Cornia sono già morti e non lo sanno. Lo scopo non è già quello crudele della rappresaglia, ma strategico e malvagio: bisogna terrorizzare i civili e impedire loro di appoggiare la Resistenza sullo strategico fronte toscano.
Durante la notte del 29 Giugno i tedeschi circondano Civitella, San Pancrazio e la vicina Cornia poi la mattina avanzano verso i tre paesi e, ad ogni passo sentono sempre più vicine le preghiere dei fedeli nelle chiese, le risate dei bambini, le grida di marito e moglie che stanno litigando in una casa alla periferia del paese, il pianto di un bimbo neonato…è un mondo che sta per essere cancellato per sempre.
Gli uomini della “Goering” irrompono nella chiesa di Civitella durante la Messa e con una ferocia inaudita trascinano fuori i fedeli poi iniziano a separare gli uomini dalle donne ed i bambini. La gente forse pensa che vogliano portare gli uomini ai lavori forzati, dopotutto non c’è motivo per la rappresaglia…lo hanno detto loro stessi giorni fa, no? …. Aspetta…ma perché stanno indossando quei grembiuli bianchi da macellaio?
I grembiuli, presi nelle cucine della Divisione, servono a non sporcare di sangue e materia cerebrale le belle uniformi da combattimento dei soldati della “Goering” che ora uccidono gli ostaggi a gruppi di cinque, con un colpo alla nuca. Muoiono in tanti.
Immagine della strage di Civitella (da Wikipedia)
Muore anchel’arciprete di Civitella, don Alcide Lazzeri, che si sacrifica volontariamente insieme ai propri compaesani. Si salvano solo un giovane seminarista, che riesce a fuggire e un giovane padre con la propria figlioletta, i quali vengono fatti scappare da un soldato tedesco, deciso a conservare la propria anima.
Danilo estrae il tesserino di cartone verde con la scritta POLIZIA REPUBBLICANA, sventolandolo davanti alla faccia di un sottufficiale e dice in un tedesco raffazzonato di essere un poliziotto, che lì a San Pancrazio sono tutti amici dei valorosi camerati tedeschi, che non c’è nessun “bandito”, che… il colpo di calcio del fucile che riceve allo stomaco lo fa cadere a terra, raggomitolato quasi in posizione fetale, incapace di respirare.
Il sottufficiale della “Goering” sorride divertito mentre Fulgerio si china a soccorrere il fratello. “Macaroni – gli dice in buon italiano – o alzi il culo oppure ti ammazzo qui, subito!”
Danilo, il fratello e altri cinquanta ostaggi, compresi i sacerdoti di San Pancrazio vengono rinchiusi nelle cantine del Palazzo dei Podestà, mentre i soldati saccheggiano il paese.
E’ nelle cantine, dopo un tempo che agli ostaggi sembra interminabile, irrompono i tedeschi ormai completamente ubriachi. I sacerdoti riescono ad impartire l’assoluzione a tutti gli ostaggi, appena pochi istanti prima del crepitare delle armi.
Muoiono tutti e cinquantacinque.
Poi sui corpi di Danilo, del fratello e di tutte quelle povere vittime gli assassini versano la benzina e danno loro fuoco.
244 persone vennero massacrate a Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio di Bucine, quel giorno. Duecentoquarantaquattro vittime che non hanno mai avuto Giustizia dagli uomini.
Oggi i loro assassini ancora in vita hanno più di novant’anni e vivono in Germania ed Austria, membri rispettati delle loro comunità.
Forse pensano che quell’orribile 29 Giugno sia stato necessario e giustificato da presunte leggi di guerra o forse hanno finalmente ascoltato la loro coscienza.
Forse.
(Fabrizio Gregorutti, per la redazione di Cadutipolizia.it )
Ufficiale britannico nella chiesa di Civitella, dopo la Liberazione
(Fonte Archiviodellamemoria)