Lenzi Ezzecchiello ✞ 16/06/1945
- Data:16/06/1945
- Età:53
- Data di nascita:21/10/1891
- Causa:Deportazione - Prigionia per cause belliche
- Causa:Evento Bellico
- Provincia:Fiume
- Grado:Maresciallo
- Corpo:Polizia Repubblicana
- Reparto:Questura Repubblicana
Venne fucilato dai partigiani jugoslavi il 16 Giugno a Grobnico, alla periferia di Fiume, insieme alla maggior parte degli agenti in forza alla Questura.
Ne viene mantenuta l’appartenenza alla disciolta Polizia Repubblicana in assenza di un decreto di transito nel Corpo delle Guardie di P.S..
A partire dall’8 Settembre 1943 e dalla dissoluzione delle Forze Armate Italiane i combattimenti e le incursioni nei pressi della città aumentarono considerevolmente con centinaia di vittime tra i contendenti e la popolazione civile. Molti appartenenti alla Polizia di Fiume cercarono di frapporsi tra i contendenti per proteggere la popolazione, come fece il commissario Giovanni Palatucci, Questore Reggente della città che protesse migliaia di ebrei e profughi civili, in accordo con i propri collaboratori e probabilmente con la Resistenza italiana di Fiume, e per questo venne arrestato dai tedeschi e deportato in Germania dove morì di stenti nel campo di prigionia di Dachau.
Nel marzo 1945 le truppe partigiane jugoslave lanciarono una grande offensiva verso Trieste e Fiume, nella quale fecero ingresso il 3 Maggio dello stesso anno. Gli agenti della Questura per la maggior parte rimasero al loro posto, ritenendo di non essersi compromessi con gli occupanti tedeschi e di essersi limitati a difendere la popolazione civile. Molti degli agenti si presentarono quindi regolarmente in servizio in Questura, a quel tempo ubicata in Piazza Roma, ma qui vennero arrestati dagli uomini dell’OZNA, il servizio segreto jugoslavo. Molti vennero fucilati nei giorni successivi nel campo di Grobnico o gettati in mare o nelle foibe carsiche fuori della città, altri ancora vennero deportati all’interno della Jugoslavia dove la maggior parte morì di stenti, maltrattamenti e malattie nei campi di prigionia. Come nel resto della Venezia Giulia e della Dalmazia la repressione a Fiume si estese a tutti gli italiani della città, coinvolgendo oltre agli uomini delle Forze dell’Ordine e ai militari italiani anche gli esponenti della Resistenza antifascista italiana e gli autonomisti fiumani. La repressione segnò la fine di Fiume italiana.
Fonte: “Albo d’Oro- La Venezia Giulia e la Dalmazia nell’ultimo conflitto mondiale” di Luigi Papo de Montona edito a cura dell’Unione degli Istriani , Trieste 1989; “Infoibati” di Guido Rumici , ed Mursia 2001
ERA MIO NONNO, VOLLE RIMANERE IN QUESTURA A FIUME AL POSTO DI LAVORO, NONOSTANTE CHE TUTTI ERANO GIA’ FUGGITI PER EVITARE DI ESSERE CATTURATI DAGLI SLAVI. MIO PADRE DARIO D’ARMI FIDANZATO DELLA FIGLIA DI TALE VALOROSO MARESCIALLO INVANO LO AVEVA INVITATO A FUGGIRE COME AVEVANO FATTO GLI ALTRI. LUI RISPOSE NON FACCIO NULLA DI MALE A RESTARE IN QUESTURA FACCIO SOLO IL MIO DOVERE NON POSSO TEMERE DI ESSERE CATTURATO DAGLI SLAVI. INVECE GLI SLAVI UCCISERO QUASI TUTTI GLI ITALIANI SOPRATTUTTO GLI AGENTI E UFFICIALI DI POLIZIA DI STATO PER ESEGUIRE IL GENOCIDIO E APPROPRIARSI DEL TERRITORIO ITALIANO, SENZA FARE ALCUNA DISTINZIONE TRA FASCISTI E ANTIFASCISTI. LA MIA FAMIGLIA NON FACEVA POLITICA E MIO PADRE DARIO D’ARMI ERA ANTIFASCISTA AVENDO COMBATTUTO COME VOLONTARIO NEL FRONTE DI BOLOGNA CONTRO I NAZI FASCISTI CON GLI ALPINI. SI RIFIUTO’ DI ARRUOLARSI CON L’ESERCITO DELLA REPUBBLICA DI SALO’, RISCHIANDO LA FUCILAZIONE.
SILVI MARINA, 15 LUGLIO 2020. IL NIPOTE DEL VALOROSO MARESCIALLO MAGGIORE DELLA POLIZIA DI STATO IN SERVIZIO PRESSO LA QUESTURA DI FIUME NEL 1946, PAOLO D’ARMI
Grazie infinite per questa importantissima testimonianza che avvalora tante ricerche storiche che il più becero negazionismo ha cercato di affossare. Se lei dispone di una fotografia del Caduto, la preghiamo di inviarcela all’indirizzo mail staff.cadutipolizia@libero.it così da completare degnamente la scheda. Grazie ancora!