Danni collaterali (la lunga guerra civile italiana)
Ti accorgi di essere accerchiato quando ormai è troppo tardi.
Hai caricato gli avversari insieme a tutti i componenti della tua unità ed hai individuato il tuo obiettivo, alcune persone che cercano di darsi alla fuga dopo averti lanciato contro sassi e altre schifezze, ma la tua velocità e la carica di adrenalina che scorre impetuosa nel tuo corpo ti hanno fatto fare l’errore che non avresti mai pensato di fare, cioè separarti dal tuo gruppo. Ma lo capiscono i tuoi avversari. Quando intuiscono che sei rimasto isolato un vero e proprio muro umano si chiude su di te, che comprendi quello che sta accadendo solo quando il primo colpo ti raggiunge alla testa. Poi arriva un secondo colpo e un terzo e un quarto e altri ancora. Cerchi di difenderti con la forza della disperazione, ma vieni colpito alla schiena, crolli a terra e qui accade il peggio. Ora l’arma sono i calci con le quali decine di persone cercano non di colpirti, ma di distruggerti.Ormai non hai più difese. Cerchi di proteggerti la testa con le mani dalla gragnola di calci che ti sta piovendo addosso con l’intensità di un temporale estivo e ti rannicchi in posizione fetale, per evitare che ti raggiungano altri colpi al ventre e preghi. Anche se non sei un credente invochi Dio, speri che presto arrivino gli altri colleghi in soccorso, preghi che questo inferno finisca presto, forse implori pietà a coloro che ti stanno linciando.
Ma è inutile. Loro continuano a colpirti, con calci e magari qualche altro colpo contundente.
Nel frattempo, sotto i colpi sempre più feroci, le tue ossa iniziano a spezzarsi e nel tuo corpo devastato si creano delle lesioni interne. Ora hai superato la tua soglia del dolore. Non senti più nulla. Quando gli altri colleghi riescono ad arrivare a te, dopo essersi aperti la strada combattendo in mezzo al branco umano che sta cercando di annientarti, le tue condizioni sono ormai disperate.
Stai morendo.
Così inizia a morire Antonio Sarappa, 31 anni, Guardia di Pubblica Sicurezza in servizio presso il I Reparto Celere di Roma, ferito il 6 luglio 1960 durante i feroci scontri tra Forze dell’Ordine e dimostranti comunisti e socialisti a Roma, dinanzi a Porta San Paolo. E’ un’ agonia terribile, che dura due mesi ed un giorno e che diventa ancora più spaventosa, perché Antonio è lucido, sin quasi all’ultimo. I medici tentano disperate operazioni per salvargli la vita, ma Antonio Sarappa muore il 7 Settembre nell’ospedale militare del Celio, in seguito alle terribili lesioni subite. E’ la decima vittima degli scontri del giugno – luglio 1960 che hanno fatto temere a molti una nuova guerra civile. Una guerra civile che in Italia non è terminata nel 1945, ma che è proseguita sotterranea nel corso degli anni successivi, raggiungendo il picco più alto nel 1948 con i moti insurrezionali seguiti all’attentato contro il segretario del PCI Palmiro Togliatti. Nel 1960 nasce il governo Tambroni, un monocolore DC che si regge sull’appoggio esterno dei deputati del partito di estrema destra del MSI. E’ un governo poco amato, anche all’interno della stessa maggioranza e degli stessi elettori moderati, ed è aspramente contestato da larghi settori dei partiti di sinistra, che vedono nel MSI il ricostituito Partito Fascista e in Tambroni un pericoloso demagogo. Non spetta a noi cercare torti o ragioni, a cinquant’anni dai fatti. Sappiamo solo che quando qualche incosciente (a essere benevoli) programma il Congresso del MSI a Genova per i primi giorni di luglio del 1960 inizia una mobilitazione da parte dei partiti di sinistra per fare fallire il Congresso e fare cadere il governo. Gli scontri, dopo un crescendo di tensione, esplodono il 30 Giugno 1960 quando in Piazza De Ferrari gli agenti del II Reparto Celere di Padova vengono aggrediti da centinaia di persone. E’ un massacro. Le centinaia di manifestanti si trasformano in un gruppo tatticamente ben organizzato che attacca gli agenti che vengono sopraffatti e sottoposti a veri e propri linciaggi. Il capitano di PS Francesco Ludei viene catturato dai manifestanti, gettato nella vasca della Piazza De Ferrari dove almeno una decina di persone tenta di annegarlo e solo la carica disperata dei suoi agenti riesce a salvargli la vita. Gli scontri cesseranno solo il 1° Luglio, quando il Prefetto di Genova proibirà il Congresso del MSI per motivi di ordine pubblico, ma il bilancio è stato durissimo per la Polizia (che è stata spedita in ordine pubblico con le armi scariche) : 171 agenti feriti, molti dei quali con il petto ed il volto squarciati dai terribili ganci dei portuali genovesi, con la punta ricurva lunga quaranta centimetri. Ma le manifestazioni di protesta, che sembrano scivolare inesorabilmente verso l’insurrezione non cessano e dilagano in tutta Italia e il 6 Luglio raggiungono Roma. Qui, a Porta San Paolo, le Forze di Polizia caricano per disperdere una manifestazione non autorizzata alla quale partecipano migliaia di persone, tra le quali alcuni deputati del PCI e del PSI. E’ qui che la guardia di pubblica sicurezza Antonio Sarappa viene sopraffatto e linciato. E’ qui che Antonio inizia la sua lenta e orribile agonia.
Le piazze sfuggono al controllo anche degli stessi promotori della protesta. Gli scontri dilagano nel resto del Paese, in attacchi continui a Forze dell’Ordine ed edifici pubblici. Nei giorni successivi in varie città italiane, agenti e carabinieri attaccati ed in preda al panico dopo il massacro di Genova e la violenza degli scontri di Porta San Paolo reagiscono aprendo il fuoco sugli avversari. Muoiono nove manifestanti. Altre centinaia di poliziotti, carabinieri, manifestanti e di semplici cittadini restano feriti. La situazione sta precipitando inesorabilmente verso il baratro. Solo il 19 Luglio, con le dimissioni del governo Tambroni, il Paese ritornerà alla normalità.
La politica ha vinto.
Ora l’Italia deve recuperare in fretta, dopotutto il 25 Agosto inizieranno le Olimpiadi di Roma e la Nazione non può presentarsi divisa agli occhi del Mondo.
Sono le Olimpiadi di campioni come Abebe Bikila, Cassius Clay (poi noto come Mohammed Alì), Nino Benvenuti e l’Italia con i loro successi cancella la paura di quel tragico luglio.
Antonio muore il 7 Settembre in un Italia distratta. Di lui rimane solo un’articolo, forse un po’ retorico, su “Polizia Moderna” di quell’anno poi sulla sua morte cala il silenzio.
Antonio è un ricordo scomodo per tutti.
Lo vogliamo fare noi, oggi, con queste poche righe.