Poliziotto, per sempre!
Poliziotto, per sempre!
(la storia di Aldo Corruccini)
E’ una bella mattinata, quella del 27 settembre 1984. Una di quelle mattine limpide, terse, in cui il sole riscalda piacevolmente l’aria senza tuttavia sferrare quei suoi feroci colpi di maglio che hanno caratterizzato l’estate appena trascorsa. Roma, poi, in questa stagione offre il meglio di sé e invita i suoi abitanti a continue passeggiate lungo i suoi viali, nei parchi, ovunque insomma….
C’è un uomo che sta percorrendo a piedi via Cadlolo. Si chiama Aldo Corruccini, è un arzillo sessantaquattrenne pensionato della neonata Polizia di Stato, anche se lui la pensione è riuscito a vederla ancora con le stellette sulla giacca, quando la Polizia si chiamava Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Di lui sappiamo molto poco, si può dire nulla. Quel poco che siamo riusciti a recuperare lo si deve unicamente – e tanto per cambiare – a una fortuita coincidenza di eventi: stavo effettuando alcune ricerche sulla stampa dell’epoca e sono “inciampato” in un trafiletto di cronaca di non più di 20 righe. Nemmeno la qualifica ci è dato sapere….solo che Corruccini era un Poliziotto della questura capitolina: chissà, magari uno dei tanti colleghi che ha avuto la fortuna di conoscere e di lavorare assieme a gente come Armando Spatafora in anni davvero pericolosi, anni in cui la pelle veniva rischiata sul serio. E quotidianamente.
Corruccini sta passeggiando con il giornale sottobraccio, godendosi quella giornata tiepida e soleggiata. Tra mille pensieri arriva nei pressi dell’Hotel Cavalieri Hilton: solleva lo sguardo in direzione della struttura, sai, l’abitudine di fare lo sbirro è dura a morire e quando aveva ancora l’Uniforme addosso, quella era una struttura da monitorare viste le frequentazioni di personalità pubbliche di cui tale albergo si fregiava. Dal vialetto di ingresso vede uscire una ragazza, anche lei a piedi: abitino prendisole, capelli castani, una piccola borsa a tracolla; tuttavia il suo sguardo si sofferma sulla donna non più di qualche decimo di secondo perchè in realtà l’attenzione dell’uomo viene attirata da un giovanotto sbucato da dietro un muretto. Questo sì, merita di essere osservato! Capello lungo, barba incolta, blue jeans e maglietta a maniche corte che aveva visto decisamente giorni migliori….una nota stonata in un ambiente come quello. Di più, con ogni probabilità un tossicodipendente, uno dei tanti che negli ultimi anni avevano invaso la città moltiplicandosi come funghi.
Nella testa di Corruccini suona un campanello d’allarme. Da poliziotto ne aveva viste troppo per non capire al volo ciò che quella situazione malamente nascondeva: un probabile prossimo scippo. E infatti il giovanotto non si fa pregare. Giunge alle spalle della ragazza, ma non si avventa sulla borsetta: il suo appetito criminale è attirato dall’orologio, un costosissimo Cartier. La ragazza, sorpresa e spaventata dall’aggressione, inizia però a urlare e a dimenarsi opponendo un’accanita resistenza del tutto imprevista dal rapinatore, il quale si trova subito in difficoltà: la regola per fare un buono scippo è sempre stata la rapidità, di più, la fulmineità. La vittima si doveva trovare depredata dei suoi averi realizzando l’accaduto quando ormai l’autore era già lontano. Ma questa, niente! Urla, strepita, si dimena rendendo impossibile sganciare la cinghietta del monile… e in più sta pure arrivando gente! Il mariuolo capisce che il colpo è sfumato, non gli resta che raggiungere di corsa il suo amico che lo sta attendendo all’imbocco di via Michelini Tocci su una moto. Poco male, la mattinata è ancora lunga, i due avranno modo di rifarsi su qualche altra vittima.
Ciò che “sballa” definitivamente la già precaria contabilità del criminale è proprio Corruccini. Infatti quel campanello d’allarme che gli era suonato in testa gli aveva fatto improvvisamente accelerare il passo avvicinandosi anche lui alle spalle della ragazza. Ma anche alle spalle del suo predatore. E quando il maldestro tentativo di scippo era scattato, anche Corruccini aveva fatto lo stesso. Il trafiletto di cronaca non ci dice cosa accadde in realtà, preferendo soffermarsi sull’identità della vittima, la signorina Serena Andreotti, figlia dell’illustre statista. Vi fu forse una colluttazione? Oppure Corruccini si lanciò subito all’inseguimento del bandito riuscendo a braccarlo poco lontano? Non si sa. Sta di fatto che il Poliziotto riesce ad assicurarlo nelle mani di una pattuglia di Carabinieri in transito, fiero di avere fatto sempre e comunque il proprio dovere. I militari si complimentano con l’arzillo pensionato, non accorgendosi che il suo fiato si sta facendo sempre più corto e il colorito sempre più pallido. Improvvisamente Corruccini si porta una mano al petto e stramazza al suolo senza un lamento. A nulla serviranno i tentativi di rianimazione attuati prima da un medico che si trovava a passare di lì, poi dai sanitari dell’ambulanza fatta giungere sul posto.
Ecco come muore chi Poliziotto lo è per sempre, chi di questo lavoro ne ha fatto un credo, una missione, perchè no, anche una malattia che ti entra nel sangue e non c’è modo di togliersela di dosso. Poliziotto, per sempre: anche quando avresti potuto tranquillamente farti gli affari tuoi, fare finta di non vedere oppure limitarti a rilevare gli elementi salienti del fatto da riferire poi alle autorità come informazioni testimoniali.
Aldo Corruccini come Rocco Vallelonga, altro nostro pensionato travolto e ucciso in autostrada nel 2004 dopo essersi fermato per soccorrere i conducenti di altri veicoli precedenetemente coinvolti in un incidente; come Angelo Sorino, assassinato a Palermo da sicari mafiosi nel 1974 perchè da pensionato anziché andare al parco a nutrire i colombi andava in comissariato dai colleghi a nutrirli di informazioni; o come Carmelo D’Accampo, morto nel 1970 a seguito di patologie riconosciute dipendenti da causa di servizio e contratte durante i rastrellamenti antibanditismo in Sardegna.
Aldo Corruccini come chissà quanti altri Poliziotti-pensionati che non hanno beneficiato di nulla, neanche di un lontano ricordo perchè considerati semplicemente…..”operatore in quiescenza”.
Ecco. Da inguaribile romantico mi piace credere che qualcuno leggerà la sua storia. Magari questo “qualcuno” potrebbe essere un “qualcuno-che-conta”, che nel nostro ambiente sa sempre tutto di tutti…. Ecco. Mi piace credere che questo “qualcuno-che-conta” faccia qualcosa per rendere il giusto omaggio a chi, come Aldo Corruccini, ha fatto del mestiere del Poliziotto molto più di un semplice lavoro.
Ecco ciò che mi piace credere…..
Per la redazione Cadutipolizia: Gianmarco Calore