Un ricordo di Carlo Murenu
UN RICORDO DI CARLO MURENU
di Gianmarco Calore
Il 13 febbraio ricorre l’anniversario dell’improvvisa morte dell’ Ispettore della Polizia di Stato Carlo Murenu.
Queste poche righe servono a ricordare un grande Uomo, oltre che un preparatissimo Sottufficiale. Quando, dopo due anni da ausiliario, giunsi alla mia prima destinazione da agente effettivo presso il Settore Polizia di Frontiera di Trieste – Valico stradale internazionale di Rabuiese, fui assegnato al suo turno, nel quale svolgeva le mansioni di Capo Servizio, l’equivalente dell’Ispettore Coordinatore delle Volanti.
Da buon sardo verace, nonostante i suoi molti anni di permanenza in terra giuliana, era un uomo schivo e di poche parole, persino burbero al primo impatto. Come ex Guardia di Pubblica Sicurezza, il suo rigore morale e la sua imparzialità nel trattare i piccoli e grandi problemi di ogni giorno andavano di pari passo con la sua giusta severità con i colleghi, soprattutto quelli appena arrivati e di cui ancora doveva valutare il carattere: memorabili restano le sue improvvise “incursioni” notturne nelle due caserme di Rabuiese e di Santa Barbara per sorprendere il povero piantone eventualmente assopito!
Poi, dopo un po’ che gli eri entrato in turno, gli eri entrato anche nel cuore: e allora guai a chi osava toccare quelli che lui chiamava affettuosamente alla triestina “i miei muli”, chiunque fosse costui. Indimenticabile resterà quella notte di tardo autunno in cui la pattuglia che svolgeva il compito di vigilanza della linea di confine rimase coinvolta in un bizzarro incidente…. con un cinghiale! Inutile dire che la malcapitata bestia ebbe la peggio: ma Carlo si fece in quattro e, recuperati i colleghi, il giorno dopo preparò una cena a base di cinghiale che ancora ce la ricordiamo!!
Le sue poche parole bastavano a farti capire tante cose, sia in ambito lavorativo sia sotto l’aspetto umano. La sua preparazione in tema di normativa sugli stranieri e sulle procedure di controllo alla frontiera ha dato più di qualche volta filo da torcere ai soliti “lei non sa chi sono io” che si presentavano spesso e volentieri al controllo documentale, compreso un sottosegretario che, dopo una memorabile “scornata” per un passaporto non bollato, dovette fare mestamente ritorno a Trieste in cerca di un tabacchino che gli vendesse la marca da bollo!
Poi un giorno mi arriva sul cellulare la telefonata di un collega:”Carlo è morto…” Così, senza una parola, nel suo stile taciturno e un po’ schivo, Carlo se ne era andato.
Mi piace pensarlo ora in un posto privo di frontiere, senza controlli da fare e senza problemi da affrontare.
Grazie, Carlo, per tutto quello che mi hai insegnato e per ciò che hai lasciato in chi ti ha conosciuto.
Per la redazione Cadutipolizia: Gianmarco Calore